Siamo in un quartiere alla periferia ovest di Roma, in una zona semicollinare, all’interno del Grande Raccordo Anulare. E’ una delle zone della capitale in cui è consentito il cambio di destinazione d’uso degli edifici, da produttivo a residenziale, anche a piano terra.
Proprio in virtù di questa possibilità, prevista dal piano regolatore del Cumune di Roma, l’architetto Camiz ha deciso di acquistare, circa un anno fa, un edificio fino a quel momento utilizzato come garage e deposito.
Com’era l’edificio prima dei lavori?
Lo stabile era stato realizzato abusivamente negli anni ‘60 e condonato negli anni ’80.
Il locale, con una pianta di circa 65 mq, si presentava inizialmente spoglio, con due saracinesche su strada e due piccole finestre. Il volume è indipendente, su un solo livello, con tetto piano praticabile.
Il primo intervento sullo stabile è stato effettuato nel 2005: sono stati rifatti pavimento, copertura e finitura delle pareti interne, restaurando la facciata e sostituendo le saracinesche.
In seguito, l’immobile è stato usato come deposito. Poi è stato richiesto un cambio di destinazione da magazzino a laboratorio, portando l’acqua, la corrente elettrica e regolarizzando l’allaccio alla rete fognaria.
Perché è stato acquistato e ristrutturato?
“Ho acquistato l’edificio all’inizio del 2012”, afferma l’architetto Camiz, “con l’intenzione di effettuare un nuovo cambio di destinazione, da laboratorio a residenziale.
L’idea era di creare un’abitazione che mantenesse il carattere originario, pur con le comodità di una casa. Mi sono posto un obiettivo: fare in modo che si continuasse a percepire, una volta ristrutturato l’edificio, che in origine si trattava di un ambiente solo. Ho voluto uno spazio aperto, dall’ingresso al fondo: un unico vano interrotto solo da un volume addossato a una delle pareti laterali, in cemento grezzo a vista, che contiene il bagno, la cabina armadio e separa la zona notte dalla zona giorno.
Qual è la particolarità del soffitto?
Le pareti che definiscono il volume si fermano circa 25 cm più in basso rispetto al soffitto e sono chiuse da lunghe lastre di vetro. Una scelta dettata dalla mia volontà di vedere tutto il soffitto dall’ingresso, creando una sensazione di spazialità fluida e continua”.
Quali sono state le scelte fatte per rendere la casa più vivibile?
La parete principale, ininterrotta dall’ingresso al fondo, è di un vivo color verde acqua. Il pavimento, in tutti gli ambienti, è un parquet industriale, resistente ed economico, al di sotto del quale è stato realizzato un vespaio areato, indispensabile per il nuovo uso residenziale. Il frassino del parquet, termo-trattato a 180°, si adatta all’uso del riscaldamento a pavimento, lasciando libere le pareti dai radiatori tradizionali.
“L’ambiente principale di circa 35 mq – racconta l’architetto Camiz – è completato da una pedana rialzata, con una triplice funzione: zona studio, senza necessità di costruire pareti, ripostiglio per gli oggetti, che possono essere posti al di sotto della pedana e infine seduta per il tavolo da pranzo”.
Come è stata gestita l’illuminazione del loft?
Il soffitto, protagonista del progetto, è aperto in quattro punti da altrettante finestre per tetti piani VELUX, due elettriche e apribili (in cucina e in bagno) e due fisse (zona giorno e camera da letto), che portano luce naturale all’ambiente.
La luce, omogenea e piacevole, entra in profondità e in grande quantità durante il giorno.
In combinazione con quelle verticali, le finestre cupolino consentono un’ottima ventilazione naturale e attivano l’effetto camino, capace di abbassare la temperatura durante l’estate e di ricambiare l’aria in pochi minuti.
L’apertura delle finestre in copertura è uno dei tratti principali dell’intervento. I cupolini apribili, in versione antieffrazione, sono elettrici e si azionano tramite telecomando a radiofrequenza programmabile. Sono dotati di sensore per la chiusura automatica in caso di pioggia e sono stati installati per garantire un corretto rapporto aeroilluminante all’intero fabbricato.
Quali sono i documenti necessari per la ristrutturazione?
È sufficiente presentare al Comune:
- una DIA (Denuncia Inizio Attività) con cambio di destinazione e attendere 30 giorni (silenzio assenso) prima di iniziare.
- un Modello di fine lavori e collaudo finale firmato dal progettista
- un documento per l’aggiornamento del catasto dei fabbricati (DOCFA )