Il restauro conservativo di un sottotetto

Storia del restauro conservativo di un sottotetto sottoposto a diverse precedenti ristrutturazioni.

Il recupero di un sottotetto sottoposto a diverse precedenti ristrutturazioni, è un buon esempio di come i vincoli posti dalla storia e dalla struttura dell’edificio possano essere superati, se sfruttati a proprio favore.

Una casa da rivalutare

Ogni casa si porta addosso la sua storia, a strati. Per questo recuperare è più impegnativo che costruire. Per parlare della ristrutturazione di questo edificio in Svizzera, bisogna iniziare dalla sua storia.

Nato come abitazione a metà del 1800, negli anni ‘50-’60 del secolo scorso è stato trasformato in un hotel, non rispettandone però le caratteristiche originali. Nel 2000 è stato aggiustato sommariamente per la messa a norma e diviso in tre residenze, più ultimo piano e sottotetto, che sono diventati una sola grande abitazione con cinque camere indipendenti, ciascuna con bagno, più una sesta in mansarda, per gli ospiti.

La pianta degli ultimi due livelli del vecchio hotel Quadratcha a Samaden
La pianta degli ultimi due livelli del vecchio hotel Quadratcha a Samaden

Secondo quanto riferisce l’Architetto Andrea Ludovico Borri, titolare dello Humusstudio di Milano, che ha condotto i lavori e ha ultimato il recupero nel 2009, insieme al collaboratore Marco Bolzoni, i proprietari volevano una casa non urbana, da vacanza, con una zona di rappresentanza e con una luce molto calda.
L’esercizio consisteva nel trovare una chiave interpretativa rispetto a quello che già c’era, una mediazione tra il recuperabile di valore e ciò che era già stato troppo compromesso per essere salvato.

Mantenere il tetto esistente sostituendo le finestre

Quando ci entrarono per la prima volta, gli architetti si trovarono all’interno di un edificio a pianta quadrata e tetto con due falde principali e due mezze faldine, che servivano per accedere alla terrazza e alla scala di collegamento tra i due piani.
Il tetto era già stato coibentato nel 2000 e non poteva quindi essere toccato. Facciata e inclinazione della copertura erano vincolate dalla storicità dell’edificio: una bella struttura, ma molto buia, che nasceva come soffitta, quindi fungeva da camera termica.

aperture solaio
Le anguste aperture dell’ex solaio sono state trasformate in sei Velux in armonia col contesto esterno

C’erano solo due piccoli lucernari per il passaggio dell’aria. Per restituire alla mansarda la luce che meritava l’unico modo era sostituire i lucernari con finestre per tetti VELUX. Ora infatti ci sono sei finestre VELUX posizionate tra le campiture delle travi.
La parte in legno del tetto è stata sabbiata a più riprese, riportando alla struttura originaria tutto quello che si poteva. In questa fase sono state individuate le campiture dove inserire le finestre VELUX, calibrando la loro posizione in modo da distribuire al meglio la luce.

Recupero di tutti gli elementi originali

Ovunque, dove c’erano elementi recuperabili sono stati salvati: parti della scala, le pedate originali e le porte, ad esempio. Lo stesso si è tentato di fare con i pavimenti, che si sono potuti recuperare solo in parte.
Al di là delle scelte e dei gusti personali del cliente un ambiente coerente è sempre rispettoso della storia, delle origini. Meglio un classico in chiave moderna, qui, piuttosto che un antico forzato, che può risultare finto.

Tavole pavimento

  • partire dal contesto e ricordarsi cosa c’è fuori dalla finestra, in modo che il recupero sia sempre in armonia;
  • tenersi pronti alle sorprese: bisogna accettare quello che riemerge e partire da lì, cercando di sfruttarlo;
  • non farsi un’idea troppo precisa sul risultato finale: è fondamentale un compromesso con ciò che è fattibile concretamente;
  • infine, chi abita in una mansarda e sceglie una “ex soffitta” come casa, deve amare l’idea di sentire la pioggia, di stare a contatto con gli elementi, perché è questa la peculiarità dello spazio abitabile più vicino al cielo ed è per questo che, per chi lo ama, è una scelta di vita.
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