E’ in discussione in Commissione Bilancio alla Camera un Disegno di Legge sui certificati di credito fiscale che potrebbero essere sostitutivi della normativa sulla detrazione del 65% per gli interventi di riqualificazione energetica edilizia.
Questo disegno di legge in realtà era stato presentato nel 2013, ma solo nei giorni scorsi ha iniziato l’iter in Commissione Bilancio. Questo DDL prevede che i certificati di credito fiscale siano uno strumento di fruizione delle agevolazioni le spese per l’efficienza energetica e di ristrutturazione degli edifici, alternativo al tradizionale meccanismo delle detrazioni fiscali con rimborsi decennali, come l’Ecobonus 65% e il bonus del 50%.
Con i certificati di credito fiscale non bisogna aspettare dieci anni per la detrazione 65% ma prevedono uno sconto immediato sui lavori, che ha l’obiettivo di essere ancora più efficace di quanto non sia stato il sistema di detrazioni fiscali per contrastare in modo incisivo il lavoro in nero nel settore edilizio. In sostanza, le detrazioni di 50% e del 65% funzionano con una “diluizione” del beneficio in 10 anni, questo per molte persone rappresenta un beneficio troppo protratto nel tempo tanto che preferiscono lo sconto immediato eseguendo i pagamenti dei lavori edili in “nero”.
Con la cartolarizzazione dei crediti fiscali, consolidati in certificati cedibili esclusivamente alle imprese appaltatrici dei lavori, si creerebbe un risparmio di spesa immediato. In sostanza le ditte appaltatrici sarebbero tenute ad accettare la consegna di questi certificati fiscali come pagamento parziale per i lavori commissionati.
Il DDL prevede che le imprese a cui i contribuenti hanno ceduto i crediti fiscali possano liquidarli esclusivamente tramite cessione agli istituti di credito e agli intermediari finanziari abilitati. Si tratta di un meccanismo che farebbe uscire dal sommerso molti lavori edili dal costo medio basso.
Ma c’è un aspetto problematico su cui si sta ancora discutendo. Il viceministro dell’economia e delle finanze, Enrico Morando, ha infatti osservato che nel momento in cui i certificati di credito fiscale venissero trasferiti ad intermediari finanziari, si configurerebbero come debito pubblico, con conseguente impatto sull’indebitamento netto nell’anno di emissione.
L’operazione verrebbe assimilata, secondo quanto indicato da Eurostat, all’accensione di un prestito.
La discussione dei prossimi giorni deve quindi fare chiarezza su questo e altri problemi emersi con i certificati di credito per capire se potranno diventare l’alternativa al sistema di detrazioni fiscali del 50% e 65% in vigore fino a tutto il 2015.
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